politica | La corte d'appello di Milano ha confermato la condanna in primo grado
a 4 anni di reclusione, tre dei quali coperti da indulto, e a
5 di interdizione dai pubblici uffici,
per frode fiscale a carico di Silvio Berlusconi nel processo sull'acquisto dei diritti televisivi Mediaset. Il Cavaliere rischia quindi di vedere stroncata la sua carriera politica, a meno che non intervenga la prescrizione i cui termini scadranno a luglio del 2014: se entro questa data la sentenza non diverrà definitiva con il pronunciamento della Cassazione, l'accusa di frode fiscale nei confronti dell'ex premier sarà prescritta.
L'inchiesta, che riguarda la compravendita di diritti televisivi da parte di Mediaset attraverso società off-shore, riconducibili al gruppo di Berlusconi, ha portato ad altre condanne: 3 anni di reclusione a Frank Agrama, il produttore statunitense ritenuto "socio occulto" dell'ex premier, 3 anni e 8 mesi e 1 anno e 2 mesi agli ex manager, rispettivamente Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto. Inoltre, per questi e per Silvio Berlusconi è stata disposta una provvisionale di 10 milioni di euro da versare in solido alla Agenzia delle Entrate.
Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri invece è stato assolto per non aver commesso il fatto. Uno dei suoi legali, l'avvocato Alessio Lanzi, ha infatti dichiarato: "Giustizia è fatta. Tecnicamente non ha mai commesso nessun reato. Nessuno dei testi lo ha mai indicato come partecipante all'acquisto dei diritti. Bisogna capire perché per altre persone non cè stata lassoluzione".
L'accusa - Silvio Berlusconi, definito "dominus indiscusso" di "un progetto di evasione esplicato in un arco temporale ampio e con modalità sofisticate", è accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio. Secondo i giudici, "il giro dei diritti si inserisce in un ricorso più generale a società off-shore create da Berlusconi affidandosi a fidatissimi collaboratori Mediaset", attraverso queste società allora comprava i diritti di film girati negli Stati Uniti, che a loro volta li cedevano ad altre società gemelle, facendo lievitare il prezzo a ogni passaggio. Questo processo permetteva alla società di nascondere dei fondi neri. "Non si può ignorare hanno detto i giudici la produzione di un'immensa disponibilità economica all'estero ai danni dello Stato italiano di Mediaset che ha consentito la concorrenza sleale ai danni delle altre società del settore", dimostrando la "naturale capacità a delinquere" dellex premier.
I legali di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, hanno definito la condanna "una sentenza assolutamente incredibile che va contro le risultanze processuali".