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Sono numerose e di un certo peso le problematiche relative alle politiche giovanili. Il ministro Fornero parla del lavoro e dei giovani definendo questi ultimi schizzinosi: in verità le cronache riportano come sia oggi difficile inserirsi lavorativamente nella società e proprio un report europeo rileva come il 30 per cento dei ragazzi che non studiano e non lavorano siano nel sud d'Italia, mentre l'Istat rileva che un ragazzo su cinque, in età fra 15 e 29 anni, non è ancora inserito nel circuito lavorativo.
Cominciando da un'analisi della reale situazione, sia a livello regionale che per provincia, tante sono le iniziative da porre in essere fin dai primi giorni di vita del prossimo Governo regionale: è essenziale infatti favorire le giovani generazioni nella partecipazione alla vita locale, programmare momenti di formazione dai quali scaturiscano, più o meno direttamente, opportunità di lavoro e non bisogna dimenticare la mobilità dei giovani.
Una delle opzioni, come ho avuto modo di dire sia nel mio programma elettorale che in diversi incontri pubblici, è offerta dalla sburocratizzazione di molte pratiche che favoriscano la libera iniziativa e la nascita di attività che impieghino quei ragazzi che non riescono ancora a farsi spazio in un mondo lavorativo sempre più difficile, seppure si tratti sempre più di figure professionali qualificate.
Un recente rapporto dell' Eurispes asseriva un dato preoccupante: che il sud, e in special modo la Sicilia sono impoveriti dall'emigrazione dei giovani e che la Sicilia necessita di trovare il proprio modello di sviluppo. Ecco, non possiamo più permetterci che i nostri ragazzi vadano fuori a cercare fortuna o il riconoscimento dei meriti e competenze acquisiti. Serve un trattamento imparziale, che garantisca tutti e non solo quelli che hanno sostenuto l'elezione di questo o di quel parlamentare: una valutazione oggettiva delle iniziative che motivi e invogli i nostri giovani a partecipare dall'interno la vita politica, sociale, culturale.
Ma non bisogna dimenticare chi non punta a lavorare in azienda né a fare il manager: in tanti stanno riscoprendo i le vecchie tradizioni, i lavori artigianali, e altrettanti pensano a come veicolare anche all'estero i prodotti e le tipicità regionali che sono tante e tanto ricercate. Per questo, oltre alla formazione e all'inserimento nel mondo del lavoro, occorre puntare anche alla crescita culturale attraverso la valorizzazione degli artisti più o meno coetanei, si tratti di arti figurative, di musica o di qualunque altro mezzo di espressione, fosse anche l'artigianato ormai quasi scomparso. Sono così tante le realtà creative siciliane e tante le ricchezze in termini di produzione enogastronomica che potremmo benissimo esportare questi aspetti della cultura siciliana incentivando i più giovani a tenerli vivi.