Fotosintesi |
Vetro: il più duraturo investimento fotografico - Le fotocamere Reflex sono in continuo aggiornamento ed è molto probabile che, appena
due anni dopo il nostro amato acquisto, sia pronto un modello rivisto, quando non già
completamente nuovo!
Non è la stessa cosa per gli obbiettivi. Questi fortunatamente per gli appassionati, vengono
presentati con minor frequenza, e non è detto che il nuovo, scalzi determinatamente il
vecchio. Il progetto di unottica infatti, è una realizzazione tra le più complesse in assoluto,
lo è ancora oggi, nonostante che le case affidino gran parte del lavoro a potenti computer.
Ma non solo, è anche il frutto di un notevole mixing di studi di settore, fattori relativi
alla fascia di utenza, rapporti tra qualità e prezzo, riassetto e allargamento della gamma e
previsioni di sviluppo diverse, dal marketing ai sensori.
Senza scendere nel dettaglio che, pure largomento che trattiamo oggi meriterebbe,
mi limiterò a dire che, la gamma di obbiettivi più aggiornati già presenti nei listini e le
prestazioni che le fotocamere più recenti promettono, rende di fatto le ottiche, la parte
più rappresentativa di una Reflex, oltre che quella destinata a durare di più nella nostra
attrezzatura.
Quando si possiede una compatta, qualunque sia il suo livello, arriverà il momento in cui
si vorrà sostituirla, non per una mancanza di tecnologie ma perché ci accorgiamo che il
suo obbiettivo tuttofare, non ci consente quello che vorremmo. Spesso è questo il motivo
per cui, pur sapendo di andare incontro ad una spesa maggiore, si decide il passaggio
alla Reflex. Oggi però, si può anche passare alle Compact Sistem Camera (CSC), quella
tipologia innovativa di fotocamere che, come le Reflex , ha lottica intercambiabile e la
logica del Sistema: una gamma di ottiche aperta allampliamento, senza rinunce, ma a
costi meno proibitivi delle ottiche Reflex.
Se nella fotografia amatoriale si può parlare dinvestimento, quello sugli obbiettivi è di
sicuro il più importante e si trasformerà in ogni momento in capitale. Ciò è dovuto al
fatto che raramente le ottiche vanno fuori produzione e la loro obsolescenza è molto lenta.
Così, al contrario delle fotocamere, le lenti mantengono un ottimo valore nel tempo, ancor
più quando di grande marca e ancor meglio, se di gamma prestigiosa.
Fotocamera sporca? Fotografo lo stesso - Sia che si tratti di Reflex o CSC, tutti coloro che passeranno alla logica dellottica
intercambiabile, sanno in partenza che lo sforzo economico principale, sarà indirizzato
verso la realizzazione di un corredo ottico. Gioco forza che a questo, al contrario della
compatta, si dedicherà molta attenzione nella scelta delle focali e, sia che verranno
acquistate ottiche originali Top Level o lenti Universali tra le più economiche, si
comprenderà bene che queste dureranno più della camera ed il loro contributo alla
realizzazione delle nostre immagini sarà imperituro.
Quando si proviene da una compatta che, nella sua vita al nostro servizio, non ha mai
abusato della nostra attenzione manutentiva, si è abituati al fatto che con lo spegnimento,
lottica si riporrà autonomamente, richiudendosi su se stessa allinterno del corpo camera.
Caratteristica questa, ci ha assuefatti allidea che una camera impolverata, non ha mai
pregiudicato la qualità delle nostre immagini, ed è vero!
Se si possiede una fotocamera Reflex o CSC che sia, ad eccezione del sensore, mantenerla
pulita non è un problema, ed anche in questo caso, una Reflex sporca non comprometterà
la qualità dei nostri scatti.
Ma se è lottica a sporcarsi... - Altra questione invece, è scattare delle immagini con unottica sporca. Per meglio dire,
attraverso unottica con la prima lente sporca. Ma pulire la lente frontale, non è cosa tanto
facile.
Nonostante sulla prima lente, vengano effettuati importanti trattamenti dindurimento,
se vi si deposita della polvere, anche quando appare impalpabilmente sottile, è bene
non pensare di toglierla a secco. Questa è una procedura che, condotta solo poche volte,
produrrebbe inevitabilmente la micro rigatura della lente, con la conseguente perdita di
nitidezza dellottica in questione.
Con lavvento dei trattamenti antiriflesso sulle lenti degli obbiettivi, è molto più difficile
ottenere una pulizia profonda della prima lente. Questi trattamenti tendono a formare
depositi grassi e conseguenti aloni che possono ridurre nettamente la brillantezza
dellottica e la sua definizione, dando un effetto dimpastamento del dettaglio e del
croma.
Luso di filtri, non è solo quello creativo - Ma per una volta, il rimedio esiste, è duraturo, poco costoso e in più, assicura risultati di
protezione che vanno oltre la sola difesa dalla polvere e consente di effettuare la pulizia
tutte le volte che necessita, senza particolari rischi.
Parliamo del filtro protettivo, un... Guardiano da studiare, per cercare di assicurare
unadeguata protezione alle nostre ottiche, senza commettere leggerezze.
Prima di esaminare luso di Filtri, quali e con quali caratteristiche, partiamo dai rudimenti.
Ovviamente, prima di applicare un filtro ad un obbiettivo, si prevede che questo sia pulito!
Se avete già acquistato unottica intercambiabile per la vostra reflex, certamente allinterno
della sua confezione era presente anche il suo foglietto dinformazioni tecniche e di
manutenzione. E come da un po mi capita di vedere e non solo in campo fotografico, mi
spiace dirlo, quasi certamente una buona parte di voi lavrà riposto in un cassetto, senza
neanche dargli unocchiata! Male, perché quanto descritto alla voce: Conservazione e
Manutenzione dellOttica è molto importante per sapere come effettuare la pulizia della
prima lente.
Siamo pronti per una pulizia accurata? Parliamone un po -
A tutti quelli che hanno riposto il libercolo delle istruzioni, senza leggerlo, ma soprattutto
ai pentiti che lhanno addirittura buttato via, do adesso una nuova occasione per sapere
anzitutto che lo sporco non è tutto uguale, ed alcuni tipi, sono più dannosi di altri! Linizio
di unadeguata pulizia quindi, dovrebbe almeno prevederne una valutazione.
Lo sporco meno aggressivo per gli obbiettivi è quello di depositi di unto, e davanti a
questi, si potrebbe già passare alla pulizia vera e propria. Ma il consiglio è: anche quando
si trattasse di unto (aloni, striature di colore diverso, superficie con bordi di colore
frastagliato, residui di gocce dacqua, segni di polpastrelli etc.), è sempre consigliabile agire
come se invece si trattasse di polveri, ben più aggressive e pericolose per le lenti e, quasi
sempre invisibili.
Allora: per prima cosa, acquisteremo una delle innumerevoli Pompette ad aria offerte sul
mercato, meglio se di generose dimensioni e con la punta in sola gomma.
Anche se il nome Pompetta, può farla apparire decisamente datata, io non consiglio
luso di altre soluzioni più tecnologicamente avanzate. Ad esempio le bombolette daria a
pressione. Queste ovviamente, hanno un soffio continuo e di maggiore portata rispetto alla
pompetta, però, sbagliando linclinazione o la distanza, possono dare dispiaceri costosi. E
noto che allatto della fuoruscita daria, per leffetto depressivo nella bomboletta si crei del
freddo intenso. Insistendo appena più del dovuto o piegando con angoli più acuti in basso
od in alto la bomboletta, ne uscirà uno spruzzo di aria congelata in cristalli di ghiaccio e,
quel chè certo, non faremo del bene al nostro obbiettivo! Quindi pazienza e pompetta!
Il passo successivo più corretto è, munirsi di Cartine ottiche.
Sono delle specifiche veline che non rilasciano pilucchi. Sono realizzate in una speciale,
morbidissima carta senza filacce, appositamente preparata per la pulizia di lenti in vetro,
con superfici particolarmente lucide o con speciali trattamenti ottici.
Sono in genere confezionate in piccoli scatolini da 50 fogli, e il loro tessuto è a trama larga,
in modo da non opporre eccessiva resistenza sul vetro dellobbiettivo. Quelle che ritengo le
migliori, sono della Kodak. Da un po purtroppo, piuttosto difficili da reperire, ma davvero
ottime. In mancanza ne esistono varie altre. Un ulteriore ottimo esempio sono le Olympus.
Sia le une che le altre, le avremo con pochi euro.
Per concludere... - Anche queste cartine, pur se specifiche, non vanno utilizzate asciutte perciò, per procedere
correttamente, dovremo munirci di un altro piccolo elemento chiave: un liquido specifico
per la pulizia di vetri ottici. Anche questo ha una speciale formulazione ma, rispetto
alle cartine, è molto più facile da reperire. Non è Alcol e anche se in qualche caso il
suo odore lo ricordi, non lo è! Potrebbe in alcune formulazioni, contenerne una certa
percentuale, ma non è lo stesso Alcol che usiamo per le ferite! Quello che conosciamo
quindi, non può sostituirlo e potrebbe anzi rovinare il trattamento superficiale dellottica.
E quindi da escluderne luso anche in alternativa!
Bene, a questo punto, con un paio di foglietti ripiegati su un dito e pronti per essere
inumiditi con il liquido appena detto, potremo cominciare la pulizia.
Si dovrà partire dal centro della lente e, personalmente, preferisco versare il detergente
ottico direttamente su questa. Ciò perché, prima di essere completamente assorbito dalla
cartina, il nostro liquido potrà essere trasportato su parte della superficie della lente,
operando una specie di ammorbidimento delleventuale sporcizia, specie se polvere.
Ovviamente parliamo di 1 /2 gocce al massimo, se si tratta di un obbiettivo con diametro
fino a 62mm. e di 3/4 se si tratta di ottiche con diametro fino a 77mm. A chi possiede
obbiettivi ancora più importanti, dai superluminosi tele da 300mm. a salire, non credo di
dover dare istruzioni, perché fondamentalmente chi li acquista, auspico sappia già come
comportarsi!
Una particolare attenzione va posta alla sfericità convessa della lente. Se essa è molto
spinta (ad esempio come su un potente grandangolare luminoso), il numero di gocce
di liquido decise, se versate tutte assieme, tenderà a scendere subito sui bordi. Con
linevitabile conseguenza che andrà a depositarsi e anche infiltrarsi, sulla giuntura di
tenuta della lente. Cosa comunque sconsigliabile. Quindi, su obbiettivi come questi, sarà
meglio versare il liquido in due volte, così che non ci sia una eccessiva quantità e non ne
traboccherà, prima di essere spostata in giro per la pulizia.
Operiamo quindi, tenendo lobbiettivo in modo perfettamente planare, con il tappo sulla
baionetta di attacco e poggiato su un piano, tenendolo con una mano, per operare con
laltra.
Il movimento dovrà partire dal centro, come detto, e dovrà essere circolare, allargandosi in
una spirale verso lesterno, così comè stata lavorata in origine la superficie della lente.
Più sarà regolare il movimento e più potremo ottenere una perfetta pulizia.
La pressione devessere lieve e costante. Il trasporto di asperità, asportate dal liquido
detergente con laiuto della trama della carta, anche se infinitesimali, al variare della
pressione lungo il percorso potrebbe renderle abrasive. Pertanto quattro, le regole
sintetiche da rispettare: a) partire dal centro verso i bordi; b) movimento regolare; c)
pressione moderata e costante d) mai lesinare sul numero dei foglietti!
Se questi sono sciupati o hanno già raccolto tutto lo sporco, ma lobbiettivo è ancora
umido, cambiarli e riprendere la pulizia prima che lobbiettivo si asciughi completamente.
Nel caso, si dovrà aggiungere qualche altra goccia e completare come detto. Operare
sempre con foglietti puliti, fino alla completa asciugatura e lucidatura, senza mai pensare
di sciuparne troppi!
Cera una volta lo Skylight -
La pulizia descritta, vale per gli obbiettivi di tutti i tempi e, chi lha imparata (come me),
quando non cera il digitale, ha anche imparato a memoria questo nome:SKYLIGHT!
Quando la fotografia era ottenibile solo con le pellicole, il rito fotografico, cominciava
scartandole dallo scatolino, quasi sempre giallo (Kodak), almeno fino alla diffusione di
altre marche e, si apriva, trasformandosi simpaticamente, in un foglio distruzioni su
cartoncino.
La nazione produttrice, lAmerica, aveva già da tempo a che fare con astanti senza
troppa voglia di leggere istruzioni, e certo è che, come in una specie di fumetto, il foglio
generato dallo scatolino, evidenziava tutti i passi da fare, per le varie situazioni luminose e
cromatiche di una possibile giornata di ripresa.
Ecco dunque che, faceva la sua comparsa lo Skylight, lattenuatore delle luci azzurre
del cielo che, nelle giornate di sole con poche nubi, tendevano ad alzare la temperatura
cromatica della pellicola.
Esso rappresentò lavanguardia di quelli che diventarono poi, un corredo tecnico tra i più
diffusi, i Filtri!
Quelle figurine e le poche parole in grassetto, segnalavano cose complesse da spiegare
ma, con semplicità, sono riuscite a lasciare nel tempo, un segno indelebile in tutti coloro
che per apprendere di fotografia, non hanno avuto ne internet, ne le certezze che la
tecnologia di oggi garantisce. Forse per questo, talune nozioni, divenute importanti, sono
considerate come basi culturali, dove questa è rappresentata dal culto stesso per questi
oggetti, dei quali avere grande rispetto e amore.
Ancora oggi, con il digitale, valgono le stesse considerazioni per la pulizia ma, per i filtri
molto è cambiato. Lo Skylight esiste ancora e se montato sugli obbiettivi, opera la stessa
protezione per la prima lente ma...
Nella prossima uscita:
Con lavvento del digitale molto è cambiato (2° Parte)